De-costruzione
Se fermassi la mia speculazione in continuo divenire, l'immagine che verrebbe fornitami è, probabilmente, di un cielo sereno. Tra la fine di luglio e l'inizio d'agosto, quando le stelle risultano ben visibili. Capita, sovente, che una delle Perseidi, nello scontro con l'atmosfera, si sgretoli lasciando la scia lucente su cui, eterni ricercatori di speranza, esprimiamo un desidero. In realtà, è un effimero lascito del corpo celeste nel momento della sua morte. In qualche modo, invidio tale dinamica: scompongo il mio essere e perdo cenere, la stessa che, nel frattempo, scrive i miei ultimi voleri al suolo. Il meccanismo di ri-composizione, al contrario, prende frammenti di quella cenere andatasi a mescolare con polvere altra, creando un ibrido unico, eccezionale. Un po' di me, un po' di te. Forse, il concepimento è considerato un gesto sacro, nel genere umano, proprio per la mescolanza di due cuori forti di sentimento: vorrei scorrere anche solo per un istante nelle vene altrui, per avere un infinitesimo d'immensità proiettato nell'essere al di fuori, riflesso al cospetto delle mie facoltà visive. Questo, è possibile metterlo in scena tramite gesti, consci e non, ma non tanto da intrufolarsi al di sotto di una pelle. Si sceglie, perciò, la creazione di un prodotto nuovo, riassuntivo della somma migliore delle singole parti. Non sempre la strada viene percorsa per questo fine: spesso, il navigatore porta fuori rotta e le strade secondarie sono impraticabili. Oppure due soggetti decidono di compiere l'itinerario per una gratifica nel lungo termine. Ipotizzando i significati del raggiungimento della meta rischierei di smarrirmi, poiché insiti e pari a infinito, anch'essi. A dire il vero ho, come di consueto, spaziato lontanamente al nucleo centrale della mia sfera d'interesse.
La storia, personale e oggettiva, è in costante ri-scrizione. Un ciclo di avvenimenti affini è sovrapposto a una linea retta, come insegna la matematica, senza fine: eppure, solo ieri vedevo l'organismo come un bacino naturale in cui scivolano i simboli accumulati nei passi compiuti. Potrei considerare entrambe, le letture iconografiche, veritiere, Tuttavia, queste rimangono una sommatoria di caratteri a cui tento di associare una determinata significazione. Così partì il linguaggio. Un indice corrispondente a una proiezione, una successione di segni ha poi decretato la significazione di un certo status e via dicendo. Sono un neonato e l'unico modo che ho, per tirare fuori l'espressione del mio Geist, consiste nel piangere. Ammetto che ricorro al citato codice espressivo tuttora, contrariamente in solitudine. Faccio comprendere a me-al-di-fuori, al Doppelganger che sento presente, il mio malessere. Mi trovo bene a parlare con lui, è un ottimo confidente. Successivamente, l'espressione diviene sonante: lallazione per essere precisi. Sillabe asincroniche, scandite giorno dopo giorno, finché non decriptano l'ordine esatto. Come nel Mastermind, per intenderci. Seguono parole staccate, che nell'impararne l'utilizzo, danno vita ad enunciati. Ecco che la base viene gettata: sono pronto a entrare in società attraverso la comunicazione verbale. Ho tralasciato la gestuale, poiché appartiene a uno strato interiore. Si può, ovviamente, fallare con una buona dose d'allenamento. Tuttavia, è necessario acquisirne consapevolezza. Del verbo, della parola, della combinazione di singole lettere, sovente l'uomo non ne conosce la portata. Probabile, ipotizzo ancora, poiché inconsapevole del turbinio acquifero all'interno del proprio recipiente. O delle smussature durante il viaggio della retta vitale. La consapevolezza, è poi un requisito per considerarsi un animale sociale? Non vive più istintivamente colui che ne fa meno ricorso, rispetto a chi ne abusa? Dovrebbero costruire un termometro, similmente a quello adibito alla rilevazione della temperatura esterna, per calibrarne la dose giornaliera. Eviteremmo tante sofferenze e disfunzioni tra i sistemi simpatico e parasimpatico. Il controllo è svanito già da qualche anno, almeno per me. L'avere un'immagine salda di sé, comunque, non comporta una visione univoca relativamente a pensieri, stili di vita e attitudini. Altrimenti la costruzione sarebbe finita, non parleremmo di un investimento. Sarei pronto ad essere inserito nel Prodotto Interno Lordo attuale, andandomi a consumare entro la fine dell'anno. Investimento: termine interessante. Traslando le dodici lettere nella lettura e donandole nuovi scenari, potrei dire che investo le mie risorse tramite differenti esperienze. Nessuna uguale all'altra ma in qualche modo collegate. Potrei anche essere investita da una pioggia emotiva a cui il mio ombrello è oramai troppo debole. O dalla caduta delle macerie dei corpi celesti iniziali, tale da spiaccicarmi al suolo e dedicarmi all'immobilismo. Quanti lassi di tempo sono stati inseriti nelle pagine statiche del libro non scritto e, per sua natura, mai sfogliato da qualcuno. La progressione è necessariamente legata ad una spinta che, per quanto potente da fuori, dev'essere scaturita principalmente dal punto più remoto della Sehenswürdigkeit personale. Un eccesso di avvenimenti bellici nostro malgrado possono arrivare a danneggiare la molla energica del cogito bisognoso, nel periodo X, di un ritorno alla quiete. Procedendo il rettilineo nascosto top-down, tolgo mentalmente un tassello logoro dal quadro finale dato al termine del processo, sfociato nella Spannung inerme. Pezzo dopo pezzo, scindendo l'irreparabile dalle parti salve, ecco che l'io-interiore arriva all'Origo del suo essere-esistente. Sto divagando fra poveri pensieri, con il timore di trasmettere un messaggio errato. Per de-costruire, è necessaria un'elevata concentrazione. Non basta dividere il foglio in due colonne, inserire nelle celle le titolazioni "buono", "cattivo" e poi mettersi a scrivere i rispettivi elenchi. Credo che l'importanza di un'azione sconvolgente debba respirare e far permeare il Dubbio da ogni singolo poro. Non uno, Non alcuni. Il Dubbio. Il giardino dei simbolismi assume la forma di un punto interrogativo. Faccio avanti e indietro per la corte sinuosa che mi porta a un'interruzione, seguita da un'aiuola simmetrica su cui, adagi, posano i fiori del mio malessere. Non so come possa essere giunto, nello spazio-tempo ora ignoto, al punto di non ritorno. Il perché ho espresso un determinato giudizio risulta banale, nel momento dell'alienazione elevata a potenza. Non è cosa, è la motivazione per cui compio un motivento labiale continuamente. Perché mi esprimo? Qual è il fine della mia enunciazione? Quali sono i tratti che la distinguono? E così via. Arrivare a un tratto di strada chiusa è il totale di attitudini consuete a cui, lungamente, è stata riservata la trascuratezza. Quando si crede di avere pieno controllo, è bene ricordare che non potrei mai rispondere alla domanda: "quanti respiri hai fatto nell'ultimo minuto?" a bruciapelo. Ecco perché bisogna concentrarsi nel falsificare il linguaggio gestuale. La gestualità è, in qualche modo, affine al processo de-costruttivo. Posso celare una perplessità con la scelta accurata del verbo, tuttavia, anche il solo moto di una mia falange sarebbe pronto a tradirmi. Capita che a volte dubiti anche del fatto del mio essere reale. Dopo un'estenuante oscillazione tra speculazioni di vari grado e calibro, le interrogazioni vanno ad estendersi alla significazione di qualsiasi flebile sibilìo uscito dal mio corpo. Tanto da investire il perché muova i miei arti, o la notte produca immagini contrastanti con la mia legge morale. Quanta importanza possa avere il mio essere al mondo, finanche ad arrivare al mio stesso nome. Trasparenza, volatilità e la cementificazione originaria. Ora è tutto ciò che rimane dell'interno del mio organismo. Prendo in mano i cocci dell'indagine compiuta fino al punto attuale, aggiungo il nuovo materiale edile e riparto in ascendenza. Il processo è ora bottom-up. Ogni mattone è costituito da materiale più o meno solido, a seconda della spesa riservata ad esso da me-investitore. Non necessito di un disegno geometrico: quello limiterebbe le modifiche della planimetria che, in tal caso, può estendersi a piacimento personale. Non esistono norme legali: almeno. è l'io-odierno a dettarne il contenuto.